La storia di Scannano

Tra il Poggio del Monte, detto anticamente Poggio di Sant’Andrea, e il pianoro di Vallini, al di là delle Cardete, sorge un antico avvallamento detto volgarmente foce di Scannano, dal nome del podere che qui è situato.
Il nome è di origine etrusca ed indicava la proprietà terriera di un signore etrusco. Esso risale probabilmente all’inizio dell’età imperiale e stava ad indicare che in questa zona qualche ricco etrusco aveva potuto mantenere la sua proprietà anche dopo la conquista romana, dato anche il fatto che Roma non mirava allo sterminio ma al dominio, meglio se seguito dall’assimilazione dei vinti. Abbiamo la prima attestazione dell’esistenza di Scannano nel 1040: il conte Ranieri di Gualfredo dona alla chiesa di San Martino di Rigomagno casali e case posti a “Scannano”.
Il nome Scannano compare poi in numerosi documenti del ‘300: atti di permute e vendite fra la famiglia Piccolomini, nobili senesi che avevano reinvestito e capitalizzato le eccedenze nella zona delle Serre, e l’Ospedale di Siena che alle Serre andava formando la sua Grancia.
Nel 1336 non un senese ma un serrigiano, certo Venturello di Guido delle Serre, dona allo spedale terreni posti a “Scannano”. Si trattava probabilmente di vigne e terre sparse, dato che i poderi erano tutti di proprietà cittadina.
L’altra notizia è del 1386, quando Caterina di Meo Tolomei vende per 500 fiorini a Angelo de’ Rossi molti beni tra cui il “podere di Scannano” con una parte di terra lavorativa e un casalino. La famiglia de’ Rossi era ormai da tempo radicata alle Serre.
Verso il 1570-1590 Scannano apparteneva alla famiglia dei Richi, che con tutta probabilità lo aveva dal 1525, quando proprietario di Scannano diventò il senese Piergirolamo di messer Rico. Nel 1600 proprietario di Scannano è Bernardino Catani, la cui famiglia lo venderà ai Martini, che lo possederanno fino ai nostri giorni.
Scannano non è quindi un podere della Grancia, che pur nei suoi dintorni doveva possedere appezzamenti di terreni, tant’è che esso non risulta nel cabreo. Per vederne la piantina nel 1700, bisogna recarsi al Catasto Leopoldino, all’Archivio di Stato di Siena. La sua superficie è indicata in 780 braccia quadre, ma è compresa anche una fornace annessa all’edificio, poi scomparsa.